Titolo: Le marachelle di Don Gervaso

Autore: Silvano Clappis

Edizione: Elica, Fano, 2012

 La vita di don Gervaso, raccontata in flash back, come un album di fotografie da sfogliare senza fretta, ha il sapore di un romanzo dove realtà e finzione si mescolano sapientemente, in giuste dosi.

Come il Manzoni nei Promessi Sposi si è divertito a raccontare la Milano seicentesca al tempo degli spagnoli con un po’ d’ironia, ma con una ideologia forte sulla Provvidenza, così l’autore ha preso a prestito il nome di Gervaso, - uno dei personaggi minori tra i più più goffi e indefiniti, un povero “tocco” del romanzo manzoniano, - per narrare l’esistenza di un ragazzo taciturno e introverso che, mandato a studiare dai preti, è colpito da una rivelazione: l’apparizione di un Profeta che gli spalancherà le porte della Salvezza e lo illuminerà con le sue opere e i suoi ideali. Il lascito del Santo gli traccerà la rotta: la carità sta sempre con la verità e viceversa.
Questo don Gervaso non avrà una vita ricca di successi, non conoscerà affermazioni o carrierismo ecclesiale; a volte la sua missione sacerdotale incontra ostacoli, freni e incomprensioni.
Se il Gervaso del Manzoni è stretto tra don Rodrigo, la carestia, i lanzichenecchi e la peste, il nostro don Gervaso è perseguitato dal bacillo di Koch, dall’intelligenza che non si apre, dalla mancanza di un aiuto comprensivo.
Eppure, confidando sulla Provvidenza indicatagli dal suo Profeta, don Gervaso attraverserà il Novecento e una Chiesa tormentata da slanci e involuzioni, da aperture e da cadute, compiendo il suo dovere di buon prete, di un buon cristiano, di un buon missionario del messaggio evangelico.
Stretto tra l’indifferenza e la derisione che spesso lo circondano, don Gervaso trova, alla fine, lo spiraglio per postare anche il suo appello: sul futuro della religione, del cattolicesimo, dell’umanità.